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Van Gogh

VAN GOGH – 14 luglio 2024

15ma domenica del Tempo Ordinario

VANGELO

Dal Vangelo secondo Marco – In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

RIFLESSIONE

 “Non posso cambiare il fatto che non vendo i miei quadri, ma verrà il giorno in cui la gente riconoscerà che valgono più del prezzo dei colori usati per farli e del costo delle tele”.

Lo scrive Vincent Van Gogh. Tutti oggi ne ammiriamo le opere ritenendole capolavori di valore immenso. Ha iniziato a dipingere a 28 anni ed è morto a 37 anni. In pochi anni ha realizzato più di 900 dipinti e 1100 disegni, ma è morto in miseria perché ne ha venduta solo una (si dice), in quanto non piacevano e lui era considerato pazzo.

Gesù consegna agli apostoli il “potere sugli spiriti impuri” e mi piace reinterpretarlo per noi come il dono di andare oltre le apparenze inquinanti per recuperare il valore dell’essenziale.

Accettarlo mette sotto esame lo stile dei propri atteggiamenti infatti, se è vero che tutti i geni sono incompresi, non è così automatico che tutti gli incompresi siano geni.

Scrive Van Gogh: “Il grano è grano, anche se la gente prima lo prende per erba. I pescatori sanno che il mare è pericoloso e le tempeste terribili, ma non ritengono mai questi pericoli una ragione sufficiente per rimanere a riva”.

Per il Vangelo questo motore interiore che mette in questione ha come criterio di qualità il “a due a due”. La fede, come l’amore, si misura non nelle belle idee o parole ma nella concretezza della condivisione del solito.

Si legge in una lettera: “Nell’amore come in tutta la natura c’è un appassire e un rifiorire, ma non una morte definitiva. La marea si alza o si abbassa, ma il mare resta il mare. Così nell’arte ci sono momenti di sfinimento e debolezza, ma mai un disincanto duraturo. Più divento brutto, vecchio, meschino, malato, più mi voglio vendicare del male cercando colori brillanti, ben combinati e splendenti”.

Interessante è la dotazione richiesta. Innanzitutto un bastone: vanno calcolati i rischi, analizzati i percorsi, studiate le tappe.

Il compagno condivide la meta, il bastone rafforza ogni passo.

Il compagno aiuta a sbilanciarsi, il bastone aiuta a difendersi.

Non si può essere sprovveduti. Infatti c’è quell’aggiunta forte: “Se non ti accolgono, scuoti la polvere dai tuoi sandali”. Vuole insegnarci a renderci conto delle zavorre che frenano: lacrime ingozzate, rabbie mascherate, ferite non cicatrizzate.

È la coscienza pulita per cui si è fatto non solo il dovuto, ma tutto il possibile e si è fatto bene a prescindere dall’esito.

Infatti per il Vangelo non è importante avere la sacca piena di cibo, di soldi, di vestiti, cioè di risultati, di beni e di ruoli. Gesù non chiede miseria, ma leggerezza e responsabilità.

Solo chi sa il prezzo della fatica sa gustare il valore le cose.

Solo chi deve chiedere per favore, sa il valore del dire grazie.

“A due a due” si capisce la preziosità, al di là di costi e ricavi.

Devi tenere i piedi per terra, non puoi farti portare in braccio.

Per questo, oltre al bastone, è essenziale portare i sandali.

Scrive: “Se una voce in te dice che non sei pittore, vecchio mio dipingi! Tacerà solo se dipingi. Chi si lagna perde il meglio. La tua professione non è ciò che ti fa portare a casa la paga, ma ciò che sei stato messo al mondo a svolgere con passione e intensità tanto da diventare spirituale nella sua chiamata”.

Ognuno vale per le orme che lascia, non per i traguardi tagliati.