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Un angelo…

TUTTI QUANTI ABBIAMO UN ANGELO
29 settembre 2024 – 26ma domenica del Tempo Ordinario B

VANGELO

Dal Vangelo secondo Marco – In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demoni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

RIFLESSIONE

“Ognuno vale quanto le cose a cui dà importanza” insegnava l’imperatore romano Marco Aurelio.

Da duemila anni tutti sono d’accordo su queste belle parole, poi però ci si rende conto che la futilità inconsistente dei buoni rischia di essere peggiore della malvagità dei cattivi quando le mani si chiudono a pugno per possedere o colpire, i piedi pestano frustrati, gli occhi sono egoisticamente miopi. Uno scandalo! Bisogna darci un taglio! Come dice il Vangelo.

Facile essere giudici impietosi di scandali tragici o pruriginosi della chiesa, della finanza, della politica, dello spettacolo.

Il senso originale greco di “skàndalon” però è “inciampo, sgambetto, trappola”, quindi è qualcosa di più vicino a noi e riguarda la nostra incoerenza, inconcludenza, inaffidabilità. Per questo Gesù dice: “Guai a chi commette scandali… MA… considera prima la TUA mano, il TUO piede, il TUO occhio.

Abbiamo bisogno di qualcuno che ci prenda per mano, che smuova i piedi in nuovi passi, che ci apra gli occhi.

Chi è capace di fare questo è un angelo, perché fa come fa Dio: la sua potenza è il prendersi cura.

Questo concetto è nascosto nei nomi degli Arcangeli che la Chiesa ricorda oggi. In ebraico significano: Michele “chi è come Dio”, Gabriele “Dio è potente”, Raffaele “Dio si prende cura e guarisce”.

La stessa verità la celebriamo tra qualche giorno il 2 ottobre nella festa degli angeli custodi (per questo diventano la festa dei nonni e di chi lavora per il bene comune come la Polizia).

Un angelo fa come fa Dio: la sua potenza è il prendersi cura. Perciò gli si chiede: illumina, custodisci, reggi, governa me che ti fui affidato dall’amore divino, quello infinito e bello (“la pietà celeste”: il sentimento che avvolge come il cielo). A chi siamo affidati? a chi ci siamo affidati? chi si affida a noi?

Lo stile di Dio che vivono gli angeli – quelli che stanno in cielo e quelli in carne e ossa che stanno accanto a noi – è esattamente il contrario della decadenza dello scandalo. Possiamo essere così anche noi. Anzi, spesso lo siamo già.

Angelo è chi illumina le azioni, lasciando con le sue mani impronte luminose dentro l’opacità che abbassa il livello.

Angelo è chi custodisce i passi alla ricerca del bene per andare sempre oltre e non farsi bloccare da sgambetti.

Angelo è chi regge e cor-regge la vista, per aprire orizzonti e vincere le cataratte delle piccinerie meschine e irose.

Angelo è chi governa le scelte pensando a volere il bene con la potenza del prendersi cura.

Lo suggerisce in modo simpatico una canzone di Ron:

Tutti quanti abbiamo un angelo.

Ma come non hai mai sentito cantare il tuo angelo? Ha una voce di velluto come un vento che ti scioglie dolcemente e tocchi il cielo con un dito.

Tutti quanti abbiamo un angelo. Ha il profumo di un bambino. È un soffio d’ali, è un fremito in casa. Quando sei in cucina e mangi un’insalata in silenzio lui ti ruba la marmellata. Senti un botto, bum! È lui che scappa via.  Poi fa una corsa per poter restarti a fianco.

È un respiro che accompagna il tuo respiro quando ridi, quando piangi, quando dormi.

Tutti quanti abbiamo un angelo,

anche quelli che non credono più a niente,

anche quelli che non amano la gente,

anche quelli che non sanno più sognare quando è inverno e fuori sta per nevicare,

anche i violenti che continuano a sputare,

quelli che uccidono e vogliono comandare,

anche quelli che hanno un buco dentro al cuore.

Basta solo chiudere gli occhi e un angelo sta per cantare. Tutti quanti abbiamo un angelo.

Anzi tutti quanti possiamo essere un angelo, perché ognuno vale quanto ciò a cui dà importanza.

PER SENTIRE LA CANZONE