GESÙ ORTOPEDICO
4a domenica di Quaresima B – 10 marzo 2024
VANGELO
Dal Vangelo secondo Giovanni – In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non vuole la luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità cerca la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
RIFLESSIONE
“Se non hai ombre, non sei nella luce” (Lady Gaga).
A volte ci viene spontaneo non volere ombre, ma la natura insegna che le giornate senza ombre sono solo quelle in cui non c’è il sole e il cielo è grigio. Invece, più il sole è forte più le ombre sono scure.
Non esiste o tutto bianco o tutto nero, ma la vita ha infinite sfumature (infatti la liturgia si veste in Quaresima del viola di alba o tramonto e oggi di rosa) perché in ogni situazione c’è sempre abbastanza luce per chi vuole vedere e sufficiente buio per chi non vuol vedere.
Il Vangelo ci invita a decidere da che parte stare.
È la scelta che Gesù presenta a Nicodemo – l’uomo dalle mille domande in ricerca di senso – citando quando Israele nel deserto mentre scappava dall’esilio si trovò minacciato dai serpenti non solo intorno, ma dentro, cioè dai rimpianti che avvelenano pensieri e sentimenti.
Mosè innalzò un serpente su un bastone. Ciò non vinse il male e non eliminò i rischi, ma provocò un cambio di postura: dall’accartocciarsi su se stessi al tendere verso l’alto e l’altro. Un serpente attorcigliato a un bastone (a croce o alato) è usato fin dall’antichità come simbolo della medicina che cura per significare che ogni elemento può essere farmaco o veleno.
È il Caduceo o colubro di Esculapio o scettro del dio Hermes: indica il potere dell’equilibrio tra bene e male, tra vita e morte.
La radice è interessante: in greco antico “therapeuticòs” (colui che cura) aveva il senso di mediatore tra terra e cielo, materia e spirito, buio e luce. Il focus non era sul “cosa” fare o sul “come” guarire, ma sul “chi” essere. Era una scelta sullo stile di relazionarsi al bene innanzitutto, più che al male. Tanto che “therapeia” era letteralmente “culto agli dei”.
Dopo esserci affidati a Gesù come medico per un check-up, come dermatologo per cercare il nostro bellessere, come allergologo per vincere la mediocrità, oggi ci rivolgiamo a lui come ORTOPEDICO.
Il modo di porsi di fronte a luce e ombra, determina la cura di piedi, mani e spina dorsale per una corretta postura,
scegliendo gli obiettivi dove si vuole arrivare (piedi),
il modo di plasmare le possibilità e le relazioni (mani),
l’impostazione valoriale a testa alta (spina dorsale),
vincendo il rachitismo paralizzante dell’accontentarsi (piedi),
la mollezza del fare intorpidito dallo scontato (mani),
il non-equilibrio che disorienta (midollo).
Attenzione! Quando non funzionano piedi, mani, spina dorsale si perde autonomia e qualcuno ti porta dove vuole lui. È tipico di chi non prende posizione e si fa andare bene tutto.
Invece chiediamoci qual è la nostra postura tra luce e ombra?
I miei passi sono decisi, con la testa alta della coerenza, la schiena dritta dei valori, con il tatto e la sensibilità nel fare? Prevale la speranza o la frustrazione? il farmaco o il veleno?
Guardare al Crocifisso Ortopedico insegna la postura dell’albero: “più vuole elevarsi in alto verso la luce, con tanta più forza le sue radici devono tendere in basso verso le tenebre dell’abisso della terra” (F. Nietzsche).
E più noti ombre attorcigliate ai tuoi piedi, più c’è sole per te.
Non è facile alzare lo sguardo, ma cambia ogni prospettiva.