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Abracadabra

ABRACADABRA
1 settembre 2024 – 22ma domenica del tempo ordinario B
VANGELO

Dal Vangelo secondo Marco – In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e gli scribi. Avendo visto che alcuni dei discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per ritualità – lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».

RIFLESSIONE

“Abracadabra” è una celeberrima formula per incantesimi. Il valore sta non nella potenza dell’effetto (che non c’è), ma nel senso nascosto che può essere interpretato in tre lingue.

In aramaico è (abraq ad habra) “creo quello che dico”.

In ebraico (ha-berakah daberah) è “benedici quello che fai”, o per altri è (abreq ad habra) “metti la tua luce fino alla fine”.

In arabo è (abr-à-kad-abr) “le cose siano compiute o distrutte”.

Noi tante volte ci aspettiamo che sia Dio a risolvere i problemi con qualche prodigio, invece Gesù ribalta la prospettiva su noi invitandoci a comprendere il potere magico della coerenza.

Purtroppo siamo circondati da tanto illusionismo ipocrita: “onorano con le labbra, ma il cuore è lontano”.

Ci sono tanti prestigiatori di discorsi e persino di sentimenti: affascinano, ma sono molto abili a nascondere il trucco.

Il distacco tra parole e cuore, tra azioni e valori, tra il mio interesse e il bene comune, tra verità e pareri, fa passare in un attimo da è “troppo presto” a è “troppo tardi”.

Ad esempio credo che alla base del bullismo di adolescenti o dell’arrogante maleducazione di alcuni giovani ci sia un SUV dei genitori parcheggiato sul marciapiede o al posto degli handicappati quando erano bambini.

Tutto è facile, scontato, immediato: se a me va bene o mi serve, abracadabra! Se lo fanno gli altri, apriti cielo!

Che peccato poi che non ci si possa scambiare i problemi visto che si sa sempre come risolvere quelli degli altri. Abracadabra!

Il Vangelo di oggi si conclude con un elenco pesante: non è una lista di possibilità da selezionare, ma di sinonimi.

“Impurità, furti, omicidi, adultèri” […io? ma quando mai?] sono identici a “avidità, cattiveria, invidia, calunnia” perché generati da “superbia” che diventa “dissolutezza/mediocrità egoistica” e “stoltezza/non farsi domande o problemi”.

È l’abracadabra farlocco di chi fa l’incantesimo per cui il bello è sempre merito suo e lo sbagliato è colpa tua o di chi manipola la realtà cambiandoti le carte sotto il naso.

C’è invece un abracadabra magico che parte dalla propria interiorità profonda. Non usa effetti speciali ma l’anima, non fa incantesimi ma ha la forza di cambiare la realtà.

Si racconta che una volta Giovanni Paolo II doveva pranzare con un vescovo che arrivò in ritardo e si scusò con il Papa raccontando di aver incrociato sotto il colonnato di San Pietro un barbone e si era fermato con lui avendo riconosciuto che era un suo ex-prete con una vita balorda e distrutta. Il Santo Padre gli disse di andarlo a cercare e portarlo a tavola.

Il povero imbarazzato pranzò con il Papa che lo aveva atteso e che lo trattò come un commensale familiare, senza chiedergli nulla del suo passato.

Ai saluti però lo prese in disparte e il Pontefice chiese all’ex prete barbone: “vuoi confessarmi?”. Immaginate la sua incredulità: il grande Papa era inginocchiato davanti a lui e lo vedeva come strumento della grazia di Dio.

Quell’uomo dopo quell’incontro iniziò una vita nuova, si curò, ritrovò la sua dignità e tornò a fare il prete. Abracadabra!

Questa è la magia che fa un cuore attaccato a parole e fatti che “crea quello che dici”, che “benedice quello che fai”, che ti fa “mettere la tua luce fino alla fine”, finché siano “compiute le cose belle e distrutte quelle farlocche e illusorie”. Abracadabra, appunto! E funziona! È magico? No, è divino!