HO FRETTA DI VIVERE
9 febbraio 2025
5a domenica del Tempo Ordinario
VANGELO
Dal Vangelo secondo Luca – In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, sul lago di Gennèsaret, vide due barche sulla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì sulla barca di Simone e lo pregò di scostarsi. Finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le reti per la pesca». «Maestro, abbiamo faticato tutta notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
RIFLESSIONE
Una situazione “rotta” (impantanata, frustrata, dolorosa) può trasformarsi in una “rotta”, cioè in un tragitto nuovo.
A volte relazioni, sicurezze, routine, circostanze rompendosi regalano la possibilità di vedere cosa c’era dentro.
Gli apostoli vedono la loro fatica “rotta”, inutile, delusa.
Gesù smuove e spinge a una nuova “rotta”: prendi il largo!
Riesce a fare questo passaggio solo chi “ha fretta di vivere”.
Si intitola così una pagina del brasiliano Mario de Andrade che mi è stata donata in questi giorni. La condivido.
“Ho contato i miei anni e ho scoperto che ho meno tempo per vivere da qui in poi rispetto a quello che ho vissuto finora.
Mi sento come un bambino che ha vinto un pacchetto di dolci: i primi li ha mangiati con piacere, ma quando capisce che ne restano pochi comincia a gustarli piano e intensamente.
Non ho più tempo per discussioni interminabili.
Non ho più tempo per chi nonostante l’età non vuole crescere.
Voglio l’essenza, voglio gustare i dolci che ho nel pacchetto.
Voglio vivere accanto a chi sa ridere degli errori, a chi non è tronfio, a chi sa assumersi le proprie responsabilità.
Voglio circondarmi di persone che sanno come toccare il cuore perché i duri colpi della vita ne hanno plasmato la maturità.
Così si difende la dignità e si va verso la verità.
Scoprire l’essenziale fa capire cosa vale la pena.
Ho fretta di vivere con calma e intensità per non sprecare nessun boccone che è rimasto, sicuro che sarà squisito, molto più squisito di quelli trangugiati finora.
Il mio obiettivo è quello di raggiungere la fine soddisfatto, in pace con la mia coscienza e in armonia con gli altri.
Abbiamo due vite e la seconda inizia quando ti rendi conto che ne hai solo una”. La mia anima ha fretta di vivere piano.
Prendere il largo, senza impantanarsi nelle acque basse di porti sicuri ma non pescosi, è prendere coscienza che seguire il Vangelo significa guardare orizzonti incerti ma che aprono gli occhi, la mente, il respiro, la prospettiva.
Significa darsi il diritto di trasformare in “vela” gli stracci che ci incappucciavano come “velo” sugli occhi, quelli delle mille cose da fare, dei ruoli da giocare, delle abitudini da rispettare, delle apparenze da difendere.
Il Signore pone oggi gli apostoli e noi davanti alla scelta di stare a lagnarsi di quello che non c’è o di prendere il largo.
Nella Messa di questa domenica ognuna delle tre letture ha come protagonista un personaggio impaurito e fragile.
Isaia si definisce “impuro”, debole, indeciso.
Paolo si definisce addirittura “un aborto”, si sente l’ultimo.
Pietro allontana Gesù sentendosi un peccatore, un fallito.
Isaia ha dubbi in quello che crede.
Paolo ha dubbi in quello che è.
Pietro ha dubbi in quello che fa.
La risposta dei tre è la medesima: “Ti do retta, Dio, e riparto!”.
A volte le reti sono vuote e frustrate: la debolezza demotiva, la fatica sfibra, il piede inciampa, i sentimenti sanguinano, l’errore scoraggia, la delusione avvilisce, il tradimento ferisce, la noia atterra, il successo abbandona, il piattume scolora, l’ingratitudine sgomenta, l’incomprensione accartoccia.
Ogni cosa “rotta” però si può aprire indicando una “rotta” se l’anima ha fretta di vivere, gustando piano e intensamente.