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Puzzle

PUZZLE

26 gennaio 2025 – 3a domenica del tempo ordinario 

 

LETTURE

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi – Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto. Se  tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può la testa dire ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie. Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme. Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra.

Dal Vangelo secondo Luca – Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari, così anch’io ho deciso di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto. Entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore». Gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

RIFLESSIONE

Alla fermata dell’autobus c’è un uomo con in mano dei fiori.

La scena può essere interpretata maliziosamente da qualcuno: “Sarà un uomo sposato che aspetta l’amante”.

Chi conosce le persone interessate invece descrive: “È Roberto che regala a sua moglie Chiara un mazzo di fiori”.

 ​Qualcun altro, che è loro amico, può raccontare che Roberto ha preso un mazzo di fiori da donare a sua moglie Chiara facendole una sorpresa alla fermata dell’autobus, al ritorno dal lavoro, ​per chiederle scusa dopo aver litigato ieri sera.

Più conosci, più capisci, più cogli le intenzioni dei gesti.

Più cresci in intimità, più entri dentro, più apprezzi sfumature.

Fra intendersi e fraintendersi è un attimo se si toglie lo spazio.

Idem se manca riflessione, profondità, limpidezza.

Troppe volte la realtà viene distorta basandosi su impressioni.

San Paolo con l’immagine del corpo formato da molte membra ognuna importante per il suo compito specifico, ci fa guardare alle nostre relazioni come ad un puzzle da comporre con pazienza, comprensione, attenzione, dedizione.

La vita è fatta di tasselli sparsi, disordinati e scomposti. 

Vanno presi e guardati uno a uno con lo spirito di unione. 

Si sorride se si incastrano, se combaciano, se si legano.

Serve anche il coraggio di dire: “Non ti scelgo!”.

Non è da buttare via: ha un suo perché. Va solo messo da parte.

È sbagliato farsi andare tutto bene per forza e accettare tutto.

Per iniziare un puzzle di solito si comincia dal bordo.

Sono i tasselli più identificabili. Ognuno ha legami o situazioni che definiscono lo spazio esistenziale (studi, lavoro, passioni).

Incastrare i pezzi non è facile. All’inizio si ha sensazione che nulla sia giusto, ma le incomprensioni sono sfide.

È possibile altre volte stupirsi per combinazioni fortunate ma delle quali non si comprende subito la posizione e il senso.

Comunque per trovare il perché di ogni singolo pezzettino è necessario tenere lo sguardo al coperchio, alla completezza.

Scoprire la propria importanza, difendere la propria dignità, decidere le priorità, curare la qualità, ricercare con curiosità, valutare le connessioni, aprirsi a ciò che ti completa questo è il principio della realizzazione personale, questo è lo spirito di Dio su ciascuno e dentro ognuno.

Questa è la pagina sacra performante che manda e smuove, trasformando l’oggi in tempo di grazia e momento opportuno perché – dice Luca – ognuno si comprenda come “Teofilo” che in greco significa “l’amico di Dio”. Assaporarlo fa dire con il profeta Esdra: “la gioia del Signore è la mia forza”.

Essere felice non è avere un cielo senza tempeste, non è avere una strada senza incidenti o un lavoro senza fatica, non è avere relazioni senza delusioni o discussioni.

Realizzato è chi sa utilizzare le fatiche per affinare la pazienza, chi sa rielaborare i propri errori per cesellare la serenità, chi sa investire in pazienza come energia di unificazione.

Fra intendersi e fraintendersi la differenza la dà l’anima: più ti guardi dentro più ti conosci, più conosci più comprendi, più comprendi più la verità dona una serenità che si fa forza.

 

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