PAN DI STELLE
19ma domenica del tempo ordinario B e solennità dell’Assunta – 11 agosto 2024
VANGELO
Dal Vangelo secondo Giovanni – I Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?». Gesù rispose: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
RIFLESSIONE
In questi giorni scrutiamo il cielo per scorgere stelle cadenti, sperando che una scintilla di luce realizzi i nostri desideri.
Il merito delle stelle cadenti non è di esaudire desideri, ma di metterli in luce, coscientizzando chi e cosa più sta a cuore.
Gesù nel Vangelo di oggi si presenta come “disceso dal cielo” perché potessimo essere “istruiti da Dio” a capire noi stessi, comprendendo la preziosità di ciò che siamo e abbiamo. Io sono il pane non solo “vivo” ma “della vita”, dice infatti.
Nel vocabolario per definire il cibo sostanzioso che nutre si usa il termine “com-panatico”: ciò che si mangia col pane. Interessante che per gli antichi l’importanza era data al pane.
Abbiamo bisogno di mettere in luce le priorità della vita.
Abbiamo bisogno che il cielo scenda nella nostra quotidianità.
Stiamo per celebrare la festa dell’Assunzione di Maria in cielo: è per noi l’occasione di sganciarci dalla terra, dalla frenesia degli impegni quotidiani e concederci il dono del viaggio dei viaggi: quello nel cielo dentro di noi.
L’antica liturgia pregava in latino: “Ave maris stella!”. Così vogliamo salutare Maria, stella del mare della nostra vita. Si canta anche: “Bella tu sei qual sole, bianca più della luna e le stelle più belle non saranno mai belle come te”.
La “stella del mare” è la stella polare, fissa, sicura. È un gancio in mezzo al cielo a cui possiamo appendere i nostri sogni e i nostri bisogni o attaccarci per tirarci su.
La “stella del mare” segna il nord. Ci indica la direzione e ci dice “vai oltre!”, non ti fermare, cerca un senso per vincere il rischio di impantanarsi.
La “stella del mare” è la prima ad accendersi al tramonto e l’ultima a spegnersi dopo l’alba, per garantirci un’uscita di sicurezza, sempre e comunque, dimostrando che il buio non può avere l’ultima parola. Il dolore, il male, la fatica c’è ma l’alba vince sempre.
La “stella del mare” è fissa, sovrasta onde minacciose e venti contrari, non scappa nelle stagioni avverse, non teme nuvole grigie, promettendo che ogni paura di essersi perduti o timore di affogare, come ogni tempesta avrà il suo arcobaleno.
La “stella del mare” infine c’è anche se non la vedi o non la guardi perché preso a sfidare le onde contrarie, preoccupato di stare a galla, stressato per non farsi affondare. Fa aprire gli occhi sulla nostra realtà e sulle nostre relazioni, perché tanti sono vicini, ma accanto è un posto per pochi.
Come imitarla vivendo il cielo con i piedi piantati per terra?
In queste ferie di agosto diventa anche la stella di quel mare che è la nostra interiorità, ricco ma tuttavia poco considerato, limpido pur con qualche alga o medusa in superficie, pieno di vita anche se sul fondo ha pezzi di relitti affondati, aperto all’orizzonte nonostante si infranga su qualche scoglio.
Non è questione di desideri utopici, ma di scelta di priorità, perché il merito delle stelle non è di esaudire desideri, ma di mettere in luce i bocconi di pane della vita.
Allora, come canta Edoardo Bennato, “seconda stella a destra, questo è il cammino…e poi dritti fino al mattino!”.