Skip to content

Il Turco

IL TURCO – 7 luglio 2024

14ma domenica del Tempo Ordinario B

VANGELO

Dal Vangelo secondo Marco – In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

RIFLESSIONE

Scopri chi sei e non temere di esserlo. Lo disse Gandhi ma Gesù lo visse fino in fondo senza lasciarsi scoraggiare da chi lo criticava: ma chi si crede di essere?! ma non è…?!

Gli altri vogliono che tu sia come loro e come dicono loro, Dio invece vuole che tu sia come l’oro.

C’è solo un apostrofo in più ma è fondamentale: quel poco fa la differenza. Lo stesso per noi dice San Paolo: “Mi vanterò ben volentieri delle mie fragilità, perché la mia forza si manifesta nella debolezza”.

Quante energie sprecate a mostrarci più forti di quanto siamo – pensando: cosa diranno loro? cosa sono in confronto a loro? – invece si è veramente forti se si è liberi di essere fragili, perché sensibilità, delicatezza, gentilezza, dignità valgono come l’oro e sono i veri muscoli da mostrare che vincono manie di competizione e ansie di prestazione.

Nel 1770 alla corte dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria fu presentato il primo grande computer della storia: “il Turco”. Vestito con un vistoso turbante un manichino sedeva di fronte a una scacchiera in attesa di chi avrebbe osato sfidarlo. L’inventore, Wolfgang von Kempelen, mostrava intricati meccanismi con tubi e ingranaggi dentati. Con sferraglianti movimenti il Turco spostava gli scacchi sbaragliando tutti. 

A Parigi il più grande scacchista al tempo, D. Philidor, lo vinse ma disse che era stata la partita più faticosa della sua carriera.

Perfino Napoleone Bonaparte volle giocare contro il Turco. L’Imperatore provò a rifare una mossa illecita per 3 volte: due volte l’automa scosse il capo e rimise la pedina a posto, ma la terza volta buttò all’aria la scacchiera incurante di chi aveva di fronte, lasciando il tiranno basito.

L’inventore ad un certo punto non lo fece più giocare.

Molti provarono a costruirne di simili ma nessuno funzionava.

Nel 1857 il figlio del proprietario scrisse un articolo su una rivista scientifica: “il segreto meglio mantenuto di sempre”. Dentro al macchinario del Turco si nascondeva un nano gobbo, una persona scanzonata, reietta, scartata e disprezzata da tutti, che in realtà era un genio e un invincibile campione di scacchi. Poiché non tutte le ante venivano aperte nello stesso momento, lui si nascondeva, con la sua deformità, tra gli ingranaggi.

(Questo trucco è stato usato molto più recentemente nel film Star Wars per far muovere il piccolo robot bianco R2-D2).

Il nano era morto e solo allora se ne capì essenzialità e valore.

Se la mente evidenzia quanto siamo piccoli, nani e gobbi, l’anima fa intuire invece quanto possiamo essere grandi.

Troppo spesso purtroppo la preziosità delle nostre qualità è imprigionata dalla paura delle nostre debolezze ed è soffocata dal condizionamento del confronto con gli altri.

“Fragile. Maneggiare con cura” si mette sui pacchi più delicati, dovremmo scrivercelo sulla fronte e guardarci allo specchio per ricordarci che andiamo trattati così, anche da noi stessi.

Dio ci ha creato originali, non possiamo ridurci a fotocopie.

Le cose più belle non sono quelle perfette, ma quelle speciali.

Non dobbiamo scoraggiarci se la nostra interiorità è nana, né farci condizionare da quelli che ci vorrebbero come loro.

Dio prende le nostre gobbe e le rende come l’oro: vuole aiutarci a scoprire chi siamo e a non temere di esserlo.  Questo è lo scacco matto di Dio e nessuno riesce a batterlo.