NESSUN DORMA – 28 aprile 2024
Quinta domenica del tempo pasquale
VANGELO
Dal Vangelo secondo Giovanni – In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli»
RIFLESSIONE
“Nessun dorma” è una celebre romanza di Giacomo Puccini.
Il principe Calaf, in incognito, supera i tre enigmi per sposare Turandot, la principessa crudele, che lui però ama. Eppure poi la sfida a indovinare il suo nome entro l’alba: se lo scopre lui sarà condannato a morte, se fallisce lo sposerà. L’acida sovrana decreta che nessuno dei sudditi potrà dormire, pena l’essere uccisi. Il principe la provoca all’interiorità:
“Nessun dorma! Tu pure, principessa, nella tua fredda stanza guardi le stelle che tremano d’amore e di speranza! Ma il mio mistero è chiuso in me, il nome mio nessun saprà! No! Sulla tua bocca lo dirò, quando la luce splenderà ed il mio bacio scioglierà il silenzio che ti fa mia!”
Il complicarsi la vita, perché incapaci di gustarla, ci fa a pezzi.
Siamo inquieti noi e la devono pagare agli altri: nessun dorma!
Pensare solo a se stessi, crepa tutto. Infatti cantano le donne: “Il nome suo nessun saprà e noi dovrem, ahimè, morir!”.
Dice Gesù: nessuno porta frutto da se stesso e si butta via tutto.
Che differenza c’è tra il sentirsi rotti e l’essere potati?
La vita fa tagli dolorosi: delusioni, malattie, crisi, fallimenti.
Se li vedi come spaccature ti ritrovi arrabbiato con te stesso, con gli altri, con Dio. Se sono potature ti rinforzi e scopri il valore della tua identità: il mistero chiuso nel tuo nome.
La vigna reagisce al taglio come Calaf: piange lacrime di linfa, dense di dolore, ma proprio lì concentra tutte le sue energie e quella ferita sarà il gancio di forza del futuro grappolo d’uva.
Il male è oscuro da capire. Canta: “Dilegua(ti), o notte! Tramontate stelle!”. Non è facile accettare la potatura, ma dona una nuova luce su di sé (“all’alba vincerò!”) e “porta ancora più frutto” (dice Gesù) nella dura realtà. Così la principessa di ghiaccio diventa la donna innamorata.
Il coro allora nel finale intona sulle stesse note: “O sole! Vita! Eternità! Luce del mondo è amore! Ride e canta nel sole l’infinita nostra felicità! Gloria a te!”. Conclude il Vangelo: in questo il padre è glorificato.
Mi sono chiesto: come posso io smettere di vedere negativo come Turandot col rischio di spaccare tutto e condannare tutti?
Come posso io cantare “vincerò!” come Calaf scoprendo il mistero chiuso in me e nella mia storia (il nome)?
Come posso io imparare a guardare le ferite come potatura?
Non ho risposte e allora “sciolgo il silenzio” dei grovigli con una preghiera attribuita a Antoine de Saint-Exupery:
“Signore, non ti chiedo miracoli, ma solo la forza necessaria.
Rendimi attento e inventivo per scegliere al momento giusto le conoscenze e le esperienze che mi toccano particolarmente.
Rendimi più consapevole nell’uso del mio tempo. Donami di capire ciò che è essenziale e ciò che è secondario.
Io ti chiedo la forza, l’autocontrollo e la misura per non lasciarmi trasportare dalla vita.
Aiutami a far fronte, il meglio possibile, all’immediato e a riconoscere l’ora presente come la più importante.
Dammi di comprendere con lucidità che le difficoltà e i fallimenti sono occasione di crescita e maturazione.
Fammi capace di raggiungere chi ha perso la speranza.
E dammi non quello che io desidero, ma solo ciò di cui ho davvero bisogno.
Signore, insegnami l’arte dei piccoli passi”. Così vincerò!
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