GESÙ CARDIOLOGO – 24 marzo 2024
INTRODUZIONE ALLA PASSIONE DI GESÙ nella Domenica delle Palme, inizio della settimana santa
Il cuore è come il cielo, solo se si apre può essere sereno. Quando invece è chiuso diventa grigio.
Ci siamo affidati a Gesù medico e medicina per un check-up, poi come dermatologo per cercare il nostro bellessere, come allergologo per vincere la mediocrità che irrita, come ortopedico per una nuova postura valoriale a testa alta, come oncologo per riempire ogni cellula di “ti amo da vivere”, alla fine della Quaresima lo cerchiamo come CARDIOLOGO.
Un giovane si vantava di avere il cuore più bello del mondo. Era perfetto, senza difetti. Tutti lo ammiravano per questo. Faceva eccezione però un vecchio che sosteneva il contrario: “A dire il vero, il tuo cuore è molto meno bello del mio”. Quando lo mostrò aveva puntati addosso gli occhi di tutti. Certo, il suo cuore batteva forte, ma era coperto di ferite. Alcuni pezzi erano stati asportati e rimpiazzati con altri che non combaciavano bene, quindi era tutto bitorzoluto e per giunta era pieno di grossi buchi. Tutti ridevano di lui.
Disse il vecchio: “Solo perché il tuo cuore è perfetto, non vuol dire che sia bello. Non farei mai cambio. Ogni cicatrice mi ricorda una persona a cui ho donato amore: ho staccato un pezzo del mio cuore e gliel’ho dato. Spesso ho ricevuto in cambio un pezzo del loro, a volte più grande di quanto avevo offerto. Tanti piccoli ma veri e propri trapianti di cuore. Ciò che dai non è mai identico a ciò che ricevi, per questo ho tutti quei bitorzoli, ma ci sono affezionato: ciascuno mi ricorda quello che ho condiviso. Quando invece ho offerto senza ricevere nulla in cambio, si sono creati i buchi. Voler bene è rischioso, ma per quanto dolorose siano le ferite ancora aperte sul mio cuore, mi ricordano che forse, un giorno, queste persone torneranno e magari colmeranno quegli spazi vuoti. Comprendi, adesso, la vera bellezza del cuore?”.
Il giovane rimase senza parole. Strappò un brandello del proprio cuore e, con le mani che tremavano, lo offrì al vecchio che lo accettò emozionato e lo scambiò con un pezzo del suo che però non combaciava perfettamente, così si formò un primo bitorzolo. Il giovane guardò il suo cuore che non era più perfetto, eppure gli sembrava meraviglioso come mai perché si era aperto, era sbocciato, e per la prima volta la luce della vita, attraverso quella ferita, scorreva dentro di lui».
Il costato del Crocifisso è e resta spalancato, non si cicatrizza. Ha trapiantato in noi il suo cuore, perché ogni nostra ferita si possa trasformare in una feritoia di luce che ci faccia rendere conto di tanti piccoli germogli di una nuova primavera di vita, intorno a noi e dentro di noi.
Chiuso nell’abisso del buio più terribile Gesù ci dimostra che il cuore è come il cielo, solo quando si apre può essere sereno.
PASSIONE DI GESÙ SECONDO L’EVANGELISTA MARCO
— forma ridotta —
Venuta la sera, mentre erano a tavola Gesù disse: «Uno di voi mi tradirà». Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: «Sono forse io?». Poi Gesù prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti».
Uscirono quindi verso un podere chiamato Getsèmani. Cominciò a sentire paura e angoscia. E diceva: «Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu. Ecco, colui che mi tradisce è vicino». Mentre ancora parlava, arrivò Giuda con una folla con spade e bastoni mandata dai sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Aveva dato loro questo segno: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». Essi gli misero addosso le mani e lo arrestarono.
Al mattino misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato. Pilato disse: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!».
Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.
Costrinsero a portare la croce di lui un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese. Con lui crocifissero anche due ladroni. Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, salva te stesso scendendo dalla croce! Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene il profeta Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».