IN CIELO – 12 maggio 2024
Solennità dell’Ascensione di Gesù in cielo
LETTURE
Dagli Atti degli Apostoli – Gesù si mostrò ai discepoli vivo, dopo la sua passione, con molte prove, per quaranta giorni, parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Perché state a guardare il cielo? Gesù, che è stato assunto in cielo, ritornerà allo stesso modo in cui l’avete visto andare»
Dal Vangelo secondo Marco – In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno”. Il Signore Gesù fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
RIFLESSIONE
L’astronauta russo Yuri Gagarin, primo uomo nello spazio, dichiarò: “Sono stato in cielo e Dio non l’ho visto”. Qualche giorno dopo un Pope interpellato da un giornalista, commentò: “Chi non ha mai incontrato Dio sulla terra, non lo può trovare o riconoscere neppure nello spazio”.
Se Dio sta in cielo, come ci ricorda il mistero dell’ascensione di Gesù, oggi è in festa chi pensa che Dio NON esiste.
L’evoluzione tecnologica ci ha reso padroni di un cielo vuoto. Le conquiste della scienza, però, non sono contro la fede, anzi possono aiutare a tradurne ed attualizzarne i contenuti, perché sono due facce della stessa medaglia: la scienza descrive il modo, le circostanze, le possibilità e la fede consegna un senso di interpretazione della realtà.
Inoltre la scienza aiuta a far cadere sovrastrutture storiche interpellando in un recupero disinquinato del mistero. I dubbi di chi non crede stimolano a conoscere meglio Dio.
Se Dio sta in cielo, oggi è in festa chi pensa che Dio esiste, ma se ne può fare a meno.
Lui sta beato tra i cori angelici e noi ce ne stiamo allora comodi sulla terra a fare i fatti nostri. Lo si chiama se serve. L’angelo del racconto dell’Ascensione negli Atti degli Apostoli invece scuote: “Perché state lì incantati a guardare al cielo?”. Credere non è avere la testa tra le nuvole, ma è vivere con qualità il qui e ora con i piedi ben impiantati per terra.
Se Dio sta in cielo, oggi, è un giorno triste per i padrieterni.
Li trovi ovunque. Se Dio abita l’altezza, la loro bassezza nel giudicare tutto, sminuire tutti, manipolare ogni cosa, avere da ridire sempre, li smaschera e li ridicolizza.
Il cielo rende umili e grati. L’alternanza di sole e di pioggia insegna che ci sono ritmi e modi diversi, ambedue arricchenti. Nessuno può decidere in modo supponente e arrogante come la realtà e gli altri devono cambiare.
Se Dio sta in cielo, oggi per chi crede è la festa (dice S. Paolo) “dell’uomo perfetto nella misura della pienezza di Cristo”.
L’ascensione non è la promessa vaga di una vita dopo la morte, con un paradiso luminosamente incerto, ma Gesù ci dimostra che c’è una Vita (con la V maiuscola) dentro la vita, qui e ora.
Il Cristo Risorto sfida il male con la storia di chi si fida di lui “confermando” gesti quanto mai attuali ancora oggi: scacciare i “demoni” che incolpano e fanno sentire sbagliati o i “serpenti” avvinghianti di rimpianti, rimorsi, invidie, gelosie; guarire dai “veleni” dei se, dei ma, dei però e da “malattie” che debilitano speranze e paralizzano ideali; parlare “lingue nuove” per ricucire dialoghi interrotti e “tendere le mani” per accarezzare la realtà concependola larga, luminosa, intrigante, seppur altalenante come il cielo.
Un Dio in cielo allarga la mente alla ricerca della verità, riempie il cuore e fa sbriciolare le piccolezze meschine, muove i passi consegnando orizzonti e prospettive nuove.
Diceva Sant’Agostino: “Si possono ricevere tutti i sacramenti ed essere cattivi, ma non si riesce ad amare ed essere cattivi insieme: significa che Dio ci dà le ali per volare in cielo, ma lascia che siamo noi ad imparare a volare”.